Chi
ama i gatti riconoscerebbe un miagolio tra mille suoni. Soprattutto se è un
miagolio di aiuto. Quando Eva lo sente e vede scivolare alla deriva sul Tamigi
una scatola, non ci pensa due volte a buttarsi nell'acqua gelida per portarla
in salvo. Quello che c'è dentro è un regalo del destino. Un gattino minuscolo,
intirizzito e spaventato, con le fauci spalancate contro la mano crudele che
l'ha messo lì. Pochi istanti e un sodalizio indistruttibile è nato. Eva non sa
ancora che il gattino è una femmina e che sarà chiamata Marian, ma sa che non
la lascerà più. Non importa se questo significa perdere sui due piedi la stanza
che affitta da studentessa perché la padrona di casa odia scelleratamente i
felini. Non importa trovarsi sola a Londra a vent'anni e non sapere dove
andare. Marian è un nume tutelare e in breve provvede non solo a trovare un
nuovo tetto per Eva, ma anche una famiglia d'elezione da Ophelia, pittrice
sensibile e gattofila. È lei a spiegare a Eva che loro due si appartengono.
Infatti Marian, ignorando i luoghi comuni che vogliono i gatti legati alla casa
più che al padrone, considera casa solo Eva, che la porterà con sé in tutti i
luoghi della sua vita. Insieme condivideranno amori, delusioni, gioie. E i numerosi
viaggi, dall'Inghilterra alla Provenza, dalla Camargue a Milano, poi la
Maremma. Confidente discreta e consigliere infallibile, forte della sua
millenaria saggezza, Marian dimostra che, come aveva detto Ophelia, lei è il
daimon di Eva, il suo spirito guida...
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